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Segnalato da Pet Magazine

"Ciao Sonia,
ti scrivo perché qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post di segnalazione per blog e siti che ci sembrano meritevoli e abbiamo incluso "Blog sul cane e i cuccioli..."
Giuseppe Pastore, redazione di Pet Magazine

sabato

Approfondimento sull'Olfatto


Anche qui, parlo per esperienza personale. Il cane usa il suo olfatto finissimo per sapere esattamente le condizioni fisiche del suo padrone e delle persone di casa. Usa questo senso per percepire l'odore degli estranei e delle reazioni del suo padrone. Fondamentalmente credo che un cane sappia sempre tutto, ma proprio tutto, della persona che ha di fronte, in qualsiasi momento.
Non arriveremo mai a percepire se non parzialmente, cosa vede un cane quando ci guarda o quando si relaziona con il nostro mondo. I nostri parametri sono totalmente diversi, almeno in linea generale. Un umano filtra ciò che percepisce istintivamente, attraverso una serie di strutture, che tendono a far perdere l'informazione originaria ricevuta dentro un meandro di elucubrazioni e sensi di colpa. Il cane no....il cane percepisce e traduce simultaneamente ciò che arriva. E difficilmente sbaglia valutazione.

La valutazione degli studiosi.
"È molto difficile, per non dire impossibile, raffigurarsi l'universo del cane, perché si tratta di un mondo di odori mentre il nostro è essenzialmente basato sulle immagini. La predominanza dell'olfatto ha ripercussioni su un gran numero di elementi, in particolare la percezione del tempo. Per l'uomo un oggetto cessa di esistere non appena scompare dalla sua vista (naturalmente, solo a livello percettivo]. La presenza olfattiva, quella che viene percepita dal cane, dura più a lungo della presenza visiva. Infatti, anche se non è fisicamente più in un dato posto, un oggetto vi rimane presente parecchie ore, se non addirittura parecchi giorni, grazie al suo odore; la sua immagine olfattiva (costruita dall'encefalo del cane sulla base degli odori percepiti) continua a esistere.

L'olfatto, una questione di cellule

Le attitudini del cane alla predazione hanno indotto l'uomo prima a interessarsi dell'animale e subito dopo a sfruttare a proprio vantaggio questa sua notevole capacità: per scovare, ad esempio, una sostanza nascosta. Se la selezione di differenti razze ha condotto talora all'esasperazione dell'olfatto (nel Bloodhound, nel Bassotto e in tutte le razze di ricerca della pista di sangue), non è meno vero che la struttura dell'apparato sensoriale coinvolto sia sempre la stessa e che cambi soltanto il numero delle cellule olfattive per unità di superficie della mucosa nasale. L'olfatto è sotto il diretto controllo di una delle parti più antiche (embriológicamente parlando) del cervello, il rinencefalo. Quest'ultimo, situato alla base dell'encefalo, è collegato da un peduncolo ai bulbi olfattivi, che si trovano nella parte anteriore dell'encefalo e dai quali partono i nervi olfattivi (primo paio di nervi cranici). Questi nervi sono quindi connessi alle cellule re-cettrici situate nella mucosa nasale (seni, cornetti nasali, ecc.). La quantità di cellule presenti nella mucosa è perciò fondamentale per determinare in partenza la qualità del fiuto. Tuttavia, l'educazione del cucciolo e la ricchezza dell'ambiente nel quale avviene il suo sviluppo hanno una considerevole influenza sulle sue prestazioni future a livello olfattivo. Come avviene per gli altri sensi, un ambiente altamente stimolante è indispensabile per il pieno sviluppo del giovane animale. In seguito, l'addestramento a questo o a quel lavoro consentirà di affinare le prestazioni.

Naso a terra, naso in aria
Come ogni apparato sensoriale, il sistema olfattivo deve essere orientato nella direzione più favorevole per la ricezione del massimo livello di segnali. Ciò è particolarmente incontestabile quando si tratta di cani da caccia o da pista. La selezione e il tipo di selvaggina cercato hanno condizionato il modo di cerca del cane. I segugi cercano con il naso a terra, invece, molti cani da caccia per piccola selvaggina e soprattutto per selvaggina da penna cercano con il naso in aria (Springer Spaniel Inglese, Épagneul Breton).
L'olfatto ha anche la particolarità di affinarsi via via che la sorgente emettitrice di stimoli olfattivi si avvicina. Così, i cani da caccia spesso si collocano sottovento per portarsi verso la preda, tecnica che presenta il vantaggio di non farsi individuare dalla preda stessa. Tuttavia, alcuni cani da caccia utilizzano poco il loro odorato; è il caso, in particolare, dei Levrieri (Melch lo ha dimostrato per i lupi), che possono certamente rintracciare una preda dall'odore, ma si servono altrettanto della vista.

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